Car sharing: i buoni motivi per provarlo

Il car sharing è un servizio che permette di noleggiare una macchina per brevi periodi, secondo necessità.

È dedicato sia ai privati, sia alle aziende, e può essere particolarmente utile per svincolarsi dai ritardi dei mezzi pubblici, oppure per non dover utilizzare la propria auto tutti i giorni (magari a causa della difficoltà nel trovare parcheggio).

Non va confuso con il car pooling, che permette di condividere l’auto con altre persone che percorrono lo stesso tragitto, oppure col ride pooling, in cui lo stesso mezzo viene condiviso da più individui.

Come funziona il car sharing

Molti servizi di car sharing sono dotati di applicazioni utilizzabili direttamente da smartphone, in cui vanno inseriti anche i dati della propria carta di credito.

Queste app vi permettono di rintracciare l’auto più vicina a voi e di prenotarla; a quel punto avete circa 15 minuti per raggiungere la macchina, prima che si attivi la tariffa di noleggio. In genere il costo si aggira sui 25 centesimi al minuto, ma può essere leggermente più alto se è previsto anche il trasporto di uno o più passeggeri.

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I benefici di un smartwatch nell’uso quotidiano

È usato ormai da moltissimi atleti nel mondo che ne tessono le lodi, ma le sue funzioni vanno molto oltre lo sport.

Lo smartwatch è uno strumento da utilizzare nella vita quotidiana per un infinità di motivi: dalla possibilità di effettuare pagamenti wireless, all’ascoltare musica in libertà, alla gestione di chiamate ed email.

È piccolo e discreto e può essere portato con sé senza impegno in ogni occasione. È inoltre un alleato fondamentale per tenere sott’occhio la nostra salute. Scopriamone i vantaggi nell’uso quotidiano:

Chiamate e messaggi

Una volta sincronizzato al proprio telefono cellulare, lo smartwatch è in grado di ricevere chiamate e messaggi. Se l’orologio è dotato di sim card allora è anche in grado di effettuare chiamate.

Potete memorizzare i vostri contatti in rubrica e lanciare una chiamata con un semplice comando vocale.

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L’apprendimento automatico dei computer causa maggiore disparità sociale ed economica

Già da un po’ di anni è iniziato il film dell’orrore intitolato “la tecnologia sta sostituendo l’essere umano”. Siamo spaventati dal fatto che le macchine possano sbarazzarsi di noi e funzionare autonomamente, diventando addirittura più efficienti della mente umana.

Questa preoccupazione è più che lecita: tutto questo sta già succedendo… e siamo solo all’inizio! Uno dei prodotti dell’intelligenza artificiale è il fenomeno conosciuto con il nome di machine learning, ovvero l’apprendimento automatico dei cervelli elettronici.

Questi ultimi sono, infatti, capaci di apprendere senza l’aiuto della mano umana. Come fanno a imparare? sostanzialmente osservano e registrano gruppi di dati simili e li riutilizzano in futuro.

Così come noi utilizziamo la nostra esperienza per muoverci nel futuro, i computer autonomi si servono dei dati registrati e ci sostituiscono. Essendo questo un argomento ancora caldo, sono diverse le ipotesi, le statistiche e le previsioni riscontrabili.

Alcuni affermano che questa nuova tecnologia garantirà nuove opportunità lavorative, altri si distanziano da questa ipotesi. Inoltre, non sappiamo con certezza fino a dove il machine learning può arrivare: queste macchine indipendenti possono sostituire gli psicoterapeuti? mai dire mai!

Nel mare di incertezza in cui ci sbracciamo, sale a galla un’ipotesi abbastanza verosimile che ha a che fare con la disuguaglianza economica e sociale.

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Nuove tecnologie in casa: il mondo dei robot aspirapolvere e pulizia autonoma

Avete sempre pulito i pavimenti di casa vostra con la scopa o con lo straccio imbevuto di detersivo.  Vi bastavano pochi minuti per un parquet splendente, ma poi avete adottato due adorabili mici a pelo lungo che vi hanno reso impossibile tenere il pavimento pulito.

Forse è il caso di accantonare la scopa e di provare qualcosa di un po’ più moderno. Il robot aspirapolvere è un elettrodomestico in grado di pulire autonomamente i pavimenti (anche se coperti di moquette) e i tappeti, accumulando la polvere e lo sporco all’interno di un serbatoio.

Si tratta di un elettrodomestico maneggevole e semplice da usare; è sufficiente avviarlo, manualmente o tramite smartphone, senza più doversene preoccupare. Per un buon confronto dei migliori robot aspirapolvere vi consigliamo di valutare la classifica di Habu.it.

Alcuni modelli sono in grado non solo di aspirare, ma anche di lavare i pavimenti usando dei panni in microfibra; è sufficiente riempire il serbatoio di acqua e detergente e impostare il programma.

Questo tipo di funzione è particolarmente utile sui pavimenti di marmo e ceramica.  In commercio si trovano robot appartenenti a varie fasce di prezzo, a seconda delle prestazioni che possono offrire.

Più spendi sui robot, meglio pulisci

I robot aspirapolvere più economici, con un costo intorno ai 100 euro, sono adatti solo agli appartamenti più piccoli; solitamente si limitano a compiere dei tragitti sul pavimento, aspirando tutto quel che trovano sul loro percorso.

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Nuove tendenze nel videomaking: l’innovazione del video con il drone

Youtuber di tutto il mondo ci hanno insegnato quanto possedere un drone faccia la differenza in tema video. Le riprese dall’alto danno tutta un’altra dimensione al filmato, ampliando gli orizzonti e permettendoci di giocare con prospettiva e profondità.

Dal turismo agli eventi, all’industriale, moltissimi settori fanno uso di droni per la realizzazione di video promozionali.

Per chi ancora non è molto ferrato sull’argomento, qui di seguito abbiamo risposto ad alcune domande frequenti sui droni e il loro utilizzo.

Che tipo di video si possono realizzare?

Utilizzatissimo nel settore turistico ma anche per filmare matrimoni, eventi, documentari, video musicali, eccetera, il drone è la nuova frontiera del film making di qualità.

Può essere utilizzato per girare bellissimi documentari paesaggistici, sorvolando ad esempio la foresta amazzonica o le cascate del Niagara, oppure per video promozionali di automobili, grazie alla sua capacità di seguire oggetti in movimento.

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Auto elettrica e i falsi miti che frenano la crescita

In molte città del mondo, l’inquinamento urbano viene accentuato a causa delle grandi quantità di gas di scarico emesse nell’atmosfera dai mezzi di trasporto, come le automobili a benzina e a diesel.

L’auto elettrica è una buona soluzione per abbattere le emissioni, eppure sono pochissime le persone che effettivamente decidono di acquistarne una.

L’auto elettrica costa tanto

Il costo di un’auto elettrica si aggira intorno ai 25.000 euro, una cifra molto più alta rispetto a quella richiesta per acquistare un’auto tradizionale nella media.

Questo è uno dei principali fattori che ne scoraggia l’acquisto; eppure, il costo totale di proprietà (TCO, Total Cost of Ownership) è nettamente più basso rispetto a quello di un mezzo tradizionale.

L’auto elettrica permette di risparmiare sul carburante e sui costi di manutenzione, perché ha pochissimi pezzi soggetti a usura.

In questo modo, la spesa iniziale per l’acquisto di un’auto elettrica viene ammortizzato nel giro di dieci anni, ma anche molti di meno se si tiene conto delle agevolazioni fiscali.

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Per avere successo le start-up tecnologiche italiane devono internazionalizzarsi

Ad oggi sembra essere inarrestabile la crescita in Italia delle imprese start-up di natura innovativa. Secondo la 15° edizione del rapporto trimestrale pubblicato dal Ministero dello Sviluppo Economico in collaborazione con UnionCamere e InfoCamere, al marzo 2020 sono 11.206 le start-up iscritte sul territorio italiano. La Lombardia rimane il focolaio, segue il Lazio, l’Emilia Romagna e la Campania.

Tuttavia, in Italia siamo ancora in netto svantaggio rispetto a molti altri Paesi europei ed extra-europei, soprattutto se ragioniamo a lungo termine: molte di queste giovani imprese finiscono per chiudere presto i battenti. Come mai? riuscite a pensare ai motivi che si celano dietro questo ritardo nei confronti dell’innovazione?

La mancata internazionalizzazione e il sostegno dell’Agenzia ICE

In verità potremmo ipotizzare più di una ragione, ma vogliamo focalizzarci, in questa sede, sulla mancata internazionalizzazione delle imprese italiane appena nate.

Molti imprenditori si ritrovano a fare i conti con il fallimento del loro business nascente perché si espandono troppo tardi oltre i confini nazionali, o non hanno pensato sin dall’inizio a una strategia che potesse internazionalizzare l’azienda, rendendola più allargata geograficamente e più integrata a livello socio-economico.

Proprio su questo fronte ha lavorato nel 2019 il Ministero dello Sviluppo Economico, bandendo il Global Startup Program. Si tratta di un progetto che vede protagonista l’agenzia ICE (Italian Trade & Investment Agency) ed è finalizzato allo sviluppo delle start-up italiane, alla loro internazionalizzazione e promozione all’estero.

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La realtà virtuale può incidere sull’universo emotivo degli alunni

Quando il volto del mondo si trasforma, anche noi, inevitabilmente, ci trasformiamo: cambiamo atteggiamento sia nei confronti di noi stessi che degli altri. Ogni elemento riformatore incide in maniera più o meno forte sulla nostra esperienza vitale. La tecnologia, ad esempio, ha decisamente plasmato nuove forme di interazione sociale e di rappresentazione del sé.

L’affermazione del mondo tecnologico si fa sempre più imponente. Oggi si parla addirittura di realtà virtuale come strumento didattico alternativo. Si tratta di un metodo innovativo di apprendimento già attivo in alcune scuole italiane.

Gli alunni, attraverso i visori per la VR (virtual reality), vengono trasportati nel mondo della didattica virtuale, e hanno la possibilità non solo di osservare ma anche di partecipare, da protagonisti, al processo di apprendimento.

Immaginate di catapultarvi virtualmente nel sistema solare per studiarne le caratteristiche, oppure di osservare da vicino la contrazione muscolare per capirne meglio il meccanismo. Insomma, grazie alla realtà virtuale, gli studenti imparano vivendo, virtualmente!

La natura stessa di questo nuovo sistema accresce significativamente, non solo il livello di interattività, ma anche la motivazione degli alunni: chi non preferirebbe arrampicarsi sulla cima della Marmolada, invece di apprenderne l’altezza e le caratteristiche leggendo passivamente il libro di geografia tra i banchi di scuola?

Insomma, la realtà virtuale può trasformare il processo di apprendimento e la stessa concezione di scuola. Tuttavia, c’è un punto che non ci sentiamo di tralasciare: questo metodo formativo all’avanguardia modifica anche l’universo emotivo degli alunni.

Più nello specifico, imparare la rivoluzione francese o il moto delle onde interagendo con un software può generare simultaneamente due risultati: un forte coinvolgimento emotivo e una bassa capacità di gestione delle emozioni.

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Il carburante ad energia solare che potrebbe farci volare alto

I combustili fossili, detti anche idrocarburi, sono le fonti di energia più utilizzate al mondo. Una volta bruciati, liberano, però, enormi quantità di CO2 e altre sostanze inquinanti che danneggiano gravemente l’ambiente.

Per questo, il petrolio, il carbone e il metano rappresentano definitivamente i combustibili più nocivi per l’ambiente…e non solo!

Gli idrocarburi, infatti, non solo sono i responsabili di fenomeni ambientali come l’effetto serra, le piogge acide e il riscaldamento globale, ma sono anche parte dei fattori scatenanti di molte guerre e conflitti internazionali: dietro a queste materie chimiche si nascondono grossi interessi politici.

Non esageriamo, dunque, se affermiamo che i combustibili fossili rappresentano la causa di molti mali che affliggono il nostro pianeta.

In tema di inquinamento, il settore dell’aviazione occupa uno spazio davvero speciale. Il combustile usato normalmente dagli aerei, il JP-5, è una miscela complessa di idrocarburi a forte impatto ambientale. Gli aerei producono il 2% delle emissioni di CO2.

Per capirci: un’automobile produce ad ogni kilometro 42 grammi di CO2 per passeggero, mentre, in volo, ogni passeggero consuma 285 grammi di CO2 al kilometro. Dati, questi, che ci fanno sentire in colpa ogni qual volta pianifichiamo un viaggio lungo. Come fare per attenuare i nostri sensi di colpa?

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Stop alla gara e-book vs. libro cartaceo: due esperienze diverse

Sentiamo spesso lettori, scrittori ed editori discutere sui vantaggi e gli svantaggi del libro digitale. E voi? cosa ne pensate? apprezzate la lettura digitale, oppure, da veri nostalgici, non riuscite a dimenticare l’odore della carta stampata?

Qualunque sia la risposta, sappiate che in questo articolo vogliamo cambiare discorso. Sì, perché siamo stanchi di alimentare una gara tra finti rivali che, in fondo, non giungerà mai a un risultato conclusivo.

È vero: il libro cartaceo è più affascinante, soprattutto per coloro che sono legati visceralmente al mondo della scrittura. Al contrario, l’e-book è grezzo, l’e-reader è un oggetto tecnologico come un altro. Tuttavia, quest’ultimo è più comodo e pratico del libro, trattandosi di un oggetto di piccole dimensioni contenente milioni e milioni di pagine.

Inoltre, preferire l’e-book al libro cartaceo significa anche risparmiare: i testi in pixel hanno molto spesso (questa non è una regola) un prezzo più basso. Però, i libri di carta possono essere prestati più facilmente!

Come vedete, ragionare in termini pro/contro ci conduce in un vortice infinito di risposte e controrisposte. Questo perché, come tutte le cose, anche i libri digitali hanno i loro pregi e difetti.

Usciamo, dunque, da questo vortice sconclusionato, e adottiamo una nuova prospettiva, che invece di costringerci a scegliere tra una o l’altra cosa, ci spinge a considerare la lettura digitale come un viaggio unico.

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