Da anni ormai il business oscuro dei social network è stato svelato ed è oggigiorno sulla bocca di tutti. Non è più un segreto: personaggi che puntano alla fama, influencers, giovani artisti e persino politici acquistano (letteralmente) like per dare visibilità ai loro profili social e quindi al loro lavoro.
Come funziona? è tutto incredibilmente poco dispendioso. Basta scegliere la risorsa adatta da cui attingere (esistono vari siti sul web) e, dopo aver sborsato un tot di denaro direttamente proporzionale al numero di like desiderato, si può da subito notare un aumento folle dei consensi virtuali alla pagina, alla foto o al post in questione.
Perché molti utenti si recano al mercato dei like? facile capirlo: nell’era delle recensioni online e dei brand ambassadors, è più importante essere apprezzati virtualmente che nella vita reale; per cui, avere una pagina con milioni di followers o un profilo traboccante di approvazioni è indice di successo, oltre ad essere una luce che attirerà anche i followers futuri.
Le aziende, gli aspiranti artisti o gli influencers che non riescono a ottenere per vie naturali il numero giusto di like per accrescere la loro fama, cercano spesso, per sopperire a questa mancanza, scorciatoie alternative, come la compravendita di ‘mi piace’. Un sistema non soltanto malsano, ma anche inefficiente, come scopriremo a breve.
Perché acquistare ‘mi piace’ è controproducente
In primo luogo, una fetta particolarmente attenta della vostra audience si accorgerà inevitabilmente del misfatto. Cosa fareste se scopriste che il profilo Instagram del vostro ristorante preferito ha comprato i ‘mi piace’ per ottenere più consensi? con ogni probabilità cambiereste ristorante preferito. Comprare like può minare severamente la credibilità del vostro business. Risultato? mentre cercate di raggruppare fans fasulli, perdete quelli più genuinamente affezionati.
Similarmente, il denaro che avevate investito per le pubblicità su Facebook o Instagram andrebbe perso, poiché i clienti a cui vi rivolgete e che volete attirare con gli annunci a pagamento sono in realtà persone disinteressate sia al vostro contenuto che al vostro servizio. Se non volete sprecare il vostro budget pubblicitario, fareste meglio a circondarvi di persone sinceramente entusiaste di voi.
Infine, acquistare like significa perdere la capacità di monitorare e gestire i dati reali. Le analisi che rivelano l’andamento del vostro business o della vostra pagina diventerebbero inevitabilmente corrotte a causa di like vuoti e non-azioni. In altre parole, non saprete mai con chi vi state interfacciando!
Qual è la conseguenza di questa perdita? beh, se non conoscete il vostro pubblico, non potrete mai migliorare i vostri contenuti, e, di conseguenza, non riuscirete mai a incontrare le necessità dei vostri clienti!
Come fermare questo fenomeno?
Sorprendentemente, non esiste una legislatura rispetto alla compravendita di like. In linea teorica, i siti web che offrono like in cambio di soldi sono del tutto legali. Non esistono ancora linee guida che regolano questo tipo di affari, né misure che tutelano i consumatori e le aziende.
L’unico modo per frenare questo sistema sporco è smettere di alimentarlo, scegliendo un utilizzo intelligente dei social media. Come? lavorando seriamente e scrupolosamente sui contenuti, scegliendo degli orari tattici per pubblicare i post, inseguendo un rapporto più ravvicinato con l’audience.
Nonostante lo scompenso giuridico, grazie a metodi automatizzati o manuali, l’équipe di Mark Zuckerberg può intercettare questo tipo di operazioni, rilevando attività sospette e fraudolente. Molte volte, infatti, i ‘mi piace’ comprati sono semplicemente dei bot: ovvero dei sistemi artificiali che sono capaci di comportarsi come gli umani. In questi casi, Facebook può procedere eliminando i like o addirittura bloccando la pagina.
Un primo passo necessario ma, ahinoi, ancora insufficiente per far scoppiare definitivamente la bolla di sapone che avvolge il fenomeno del mercato dei consensi online.