La produzione di abiti e scarpe consuma annualmente circa l’8% delle emissioni di gas di serra a livello globale, ovvero 1,2 miliardi di tonnellate: più di quanto assorbono i voli aerei internazionali e i collegamenti navali commerciali.
Un dato da capogiro, non è vero? Ma questo è solo il prologo di una lunga storia che ha come protagonista il settore della moda e come tematica principale l’inquinamento ambientale.
Si stima che il settore della moda adoperi mediamente 1.5 trilioni di litri di acqua all’anno. Se questi numeri vi sembrano troppo lontani, calcolate che solo per realizzare una maglietta servono 2700 litri di acqua.
Per non parlare delle sostanze chimiche che vengono utilizzate per trattare e colorare i tessuti: un paio di jeans contiene circa 7.500 litri di tintura. Infine, un grande impatto è prodotto anche dai rifiuti tessili: più di 92 milioni di tonnellate all’anno!
Pare proprio che l’industria tessile sia uno dei maggiori responsabili del malessere ambientale e di quello dei nostri co-terrestri. Ad aggravare la situazione ha contribuito lo sviluppo del fenomeno conosciuto con il nome di fast fashion, ovvero la rapida produzione di abiti di scarsa qualità a basso costo. La realizzazione compulsiva di questo tipo di prodotti, economici e fruibili, ha in realtà un costo molto alto non solo per il pianeta ma anche per i lavoratori.
Infatti, le aziende che producono rapidamente e a sequenza, oltre a danneggiare gravemente l’ambiente perché poco attente sia ai tessuti scelti che alle tecniche di realizzazione, si dimostrano anche incuranti nei confronti dei loro dipendenti. Questi ultimi pagano il prezzo del basso costo in condizioni lavorative tragiche e in ricompense salariali inadeguate.
Alcuni brand e rivenditori, seppur con lentezza, si avvicinano sempre di più a una politica a tutto tondo più sostenibile. In Italia, così come in tutto il mondo, è in atto una forte campagna di sensibilizzazione sulla promozione di un nuovo modo di pensare all’industria fashion. A dover agire, però, non sono soltanto i produttori, ma anche i consumatori. Tutti noi dovremmo prendere coscienza del problema e difenderci da esso, prima che sia troppo tardi.
Cosa possono fare i produttori?
La fase di produzione, imballaggio e trasporto è determinante: è esattamente da qui che partirebbe la strategia ecologica e sostenibile. I realizzatori di vestiti dovrebbero dimenticare tutti quei tessuti tossici come il poliestere e l’acrilico a favore di materiali a basso impatto ambientale come il lyocell, il cotone biologico, il cashmere, la canapa o il bambù. Tutti materiali biodegradali ed ecologici!
Inoltre, anche gli scarti alimentari si prestano bene alla lavorazione dei capi d’abbigliamento: l’orange fiber è già una realtà. Dalla buccia di arancia si può ottenere un tessuto simile alla seta: una vera risorsa! In maniera analoga, anche la buccia dell’uva, la fibra di soia e quella di banano costituiscono un’ottima alternativa a materiali inquinanti e dannosi.
I tessuti non sono l’unica fonte di avvelenamento ambientale: anche gli imballaggi deteriorano l’ecosistema che ci ospita. Molte aziende sono già a conoscenza del packaging green, e hanno ridotto gradualmente fino ad eliminare del tutto l’utilizzo di confezioni in plastica, scegliendo, invece, materiali come la carta e il cartone.
Anche i consumatori hanno voce in capitolo
Cosa dovrebbero fare, d’altro canto, i consumatori? in primo luogo, potremmo decidere di rifornirci da brand e rivenditori che valorizzano l’ambiente. Prima di acquistare un prodotto, è meglio domandarsi: “come è stato lavorato questo vestito? quanto è costato al pianeta?”.
Già che ci siamo, domandiamoci anche se abbiamo realmente bisogno di quell’oggetto! Il consumo superfluo è una vera e propria barbarie.
In secondo luogo: riciclare e riutilizzare! probabilmente non è vero che quei jeans sono da buttare! siamo sicuri che nostra cugina non apprezzerebbe quello che, qualche anno fa, era il nostro maglione preferito?
Insomma, cerchiamo di non produrre troppi rifiuti! Infine, attenzione al lavaggio! persino quando laviamo i nostri vestiti stiamo inquinando. Cosa fare? Dimezziamo le sessioni di lavaggio, impostiamo il programma a freddo, e serviamoci di lavatrici efficienti.