Ad oggi sembra essere inarrestabile la crescita in Italia delle imprese start-up di natura innovativa. Secondo la 15° edizione del rapporto trimestrale pubblicato dal Ministero dello Sviluppo Economico in collaborazione con UnionCamere e InfoCamere, al marzo 2020 sono 11.206 le start-up iscritte sul territorio italiano. La Lombardia rimane il focolaio, segue il Lazio, l’Emilia Romagna e la Campania.
Tuttavia, in Italia siamo ancora in netto svantaggio rispetto a molti altri Paesi europei ed extra-europei, soprattutto se ragioniamo a lungo termine: molte di queste giovani imprese finiscono per chiudere presto i battenti. Come mai? riuscite a pensare ai motivi che si celano dietro questo ritardo nei confronti dell’innovazione?
La mancata internazionalizzazione e il sostegno dell’Agenzia ICE
In verità potremmo ipotizzare più di una ragione, ma vogliamo focalizzarci, in questa sede, sulla mancata internazionalizzazione delle imprese italiane appena nate.
Molti imprenditori si ritrovano a fare i conti con il fallimento del loro business nascente perché si espandono troppo tardi oltre i confini nazionali, o non hanno pensato sin dall’inizio a una strategia che potesse internazionalizzare l’azienda, rendendola più allargata geograficamente e più integrata a livello socio-economico.
Proprio su questo fronte ha lavorato nel 2019 il Ministero dello Sviluppo Economico, bandendo il Global Startup Program. Si tratta di un progetto che vede protagonista l’agenzia ICE (Italian Trade & Investment Agency) ed è finalizzato allo sviluppo delle start-up italiane, alla loro internazionalizzazione e promozione all’estero.
Gli starter selezionati hanno la possibilità di rafforzare le proprie competenze tecnico-manageriali per affrontare nuovi mercati, oltre ad avere accesso a nuove opportunità di business internazionale grazie a una formazione specialistica accompagnata da uno stage all’estero da 3 a 6 mesi presso incubatori selezionati in Paesi trainanti, quali Regno Unito o Cina.
Il sostegno da parte dell’Agenzia ICE lancia al popolo italiano un messaggio chiaro: il successo di una start-up non dipende soltanto dal fatto che essa abbia come oggetto ‘lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico’, ma anche dall’esportazione dell’idea e del lavoro d’impresa. Insomma, internazionalizzare la vostra start-up è davvero importante!
Perché internazionalizzare le start-up italiane è necessario
Prima di tutto, è fondamentale che le start-up italiane nascano come ‘born global’ poiché il mondo è oramai più unito e i confini sono diventati più flessibili.
Con la globalizzazione, pensare di dar vita a una start-up e sperare che si sviluppi in un unico Paese è sicuramente poco conveniente: perché non approfittare da subito delle competenze e delle opportunità che provengono dall’esterno?
Questo discorso è ancor più valido se pensiamo che il made in Italy ha da sempre successo nel mondo. Perché non esportare anche le start-up italiane?
Inoltre, è inutile negarlo: l’Italia rappresenta un mercato piccolo e molto competitivo. In particolare, quello dell’innovazione tecnologica è ancora acerbo, se guardiamo ad altri Paesi europei. In Italia è più difficile, quindi, raggiungere quegli utenti che andrebbero a stimolare lo sviluppo delle idee in ambito digitale.
Il numero degli eraly adopters, ovvero di coloro disposti a provare dei prodotti non ancora diffusi formalmente, è così basso da rendere il processo di sviluppo (e quindi il successo) lento e sbiadito. Per questa ragione, è essenziale raggiungere mercati più dinamici: solo così la vostra start-up potrà essere più visibile, sia ai clienti che ai futuri collaboratori!
Infine, a causa della lentezza e della mancata maturazione delle start-up italiane, molti imprenditori sono ancora molto diffidenti: in pochissimi credono nella potenzialità e nel valore di una start-up. È chiaro che con questi presupposti è difficile inventare strategie creative di sviluppo.
Questo è un altro motivo per smettere di considerare soltanto l’orticello italiano, ma iniziare a rimpicciolire la lente di ingrandimento, assumere una visione di insieme e pensare al mondo delle start-up come un mondo globale e variegato.